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Flash of genius

Le traversie dell'inventore del tergicristalli elettrico possono sembrare un soggetto non proprio esaltante per un film, ma in Flash of genius la vera storia di Robert Kearns, l'uomo che voleva produrre e vendere autonomamente il primo modello di tergicristalli ad intermittenza e che è stato invece truffato dalla Ford, diventa una parabola tipicamente americana sulla seconda occasione e il mito del successo, un film sul riscatto di se stessi e su una vita passata cercando di ottenere soddisfazione dal grande colosso delle auto. Kearns infatti fu lasciato dalla moglie, ebbe dei problemi di sanità mentale, perse la fiducia dei molti figli e la seppe riconquistare prima di riuscire ad affrontare in tribunale la Ford dopo un braccio di ferro lungo quasi 10 anni.
Non c'è gloria per i piccoli Davide, anche se batteranno Golia la lotta li distruggerà e solo la consapevolezza di essere parte di qualcosa di più grande potrà consolarli. E' con questo spirito che Marc Abraham ci racconta di Kearns a partire da un lungo articolo originariamente apparso sul New Yorker. L'asse attorno al quale gira il film infatti è l'affermazione del proprio concetto di giustizia e la ferma decisione con cui il regista si sofferma sul principio etico che spinge il protagonista a rifiutare ogni patteggiamento o risarcimento economico per perseguire una causa legale che sembra impossibile da vincere.
Kearns compie scelte che la maggior parte degli spettatori non condividerà, ponendosi in una posizione tale che difficilmente il finale potrà essere giudicato "lieto". Non siamo di fronte ad un'altra Erin Brockovich o un altro Tucker (sebbene questo titolo torni in mente parecchie volte durante la visione del film), la sua lotta contro una grande potenza è più astratta e diversa anche da quella raccontata in The Insider o in L'uomo della pioggia, perchè Kearns non lotta per ottenere una vita migliore ma per un senso assoluto di giustizia andando ad un certo punto anche contro i propri interessi: "Vuoi la giustizia? E' così che si dispensa la giustizia in questo paese! Attraverso gli assegni" si sente rispondere il protagonista dopo l'ennesimo rifiuto di un patteggiamento.
Nella pratica però il film, nonostante qualche momento sentimentalmente convincente, troppo spesso manca di emozionare. Parte come un biopic, diventa un dramma psicologico e finisce come un legal thriller, però in nessun caso trova la sua strada rimanendo a metà tra la documentazione dei fatti e la retorica sul sogno americano dell'uomo solo che può fare tutto se lo desidera.

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